Gita di Pasquetta. A chi ama mettersi alla prova e non si arrende mai


Family Time © 2009 Clint Koehler - https://www.flickr.com/photos/amberandclint/
Family Time © 2009 Clint Koehler

Sopravvissuti alla gita di Pasquetta? Trascinati fuori di casa perché è proprio una bella giornata? Se non fosse che è il giorno di Pasquetta e “ognuno ll’adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero. Ogn’anno, puntualmente, in questo giorno, di questa (che diventa) triste e mesta ricorrenza, anch’io ci vado” a fare la fila in automobile per la gita di Pasquetta.

Le partenze “intelligenti” sono un’invenzione dei media per riempire un “buco” di contenuti a basso prezzo. Sono la morfina per lasciare sedata la coscienza dell’audience che – a fronte di cotanta insopportabile mediocrità – riuscirebbe persino a eguagliare la scimmia Macaca Fuscata sull’isola giapponese di Kojima nel fenomeno della centesima scimmia: l’esperienza di un singolo, quando si diffonde a una massa critica di consimili, è capace di generare un cambiamento rivoluzionario nella consapevolezza collettiva.
C’è allora speranza di non ritrovarci più tutti incolonnati in tangenziale tutti i santi Lunedì dell’Angelo? Se fossimo dei Macachi Fuscati, forse sì. Allo stato attuale della consapevolezza della mia vita, sarebbe presunzione ritenermi superiore ai primati abitanti dell’isola di Kojima, comportamento tipico dell’uomo nei confronti degli animali. Unica coscienza collettiva in cui mi riconosco è quella Borg: “Noi siamo i Borg. La resistenza è inutile”

I Borg sono la specie conosciuta più pericolosa e temuta dell’intera Galassia, invadono galassie e assimilano (=soggiogano) popolazioni di interi pianeti, eppure per il pianeta Terra non sono passati. Se fossimo stati assimilati, la regina Borg avrebbe abolito la gita di Pasquetta. E sarebbe insorta l’AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) per il collasso della produzione di uova di cioccolato, colombe e affini. E i sindacati pure. E la Confcommercio…
…i Borg ci hanno schifato.

Rimane solo un’opzione alla coscienza consapevole di me attraverso la comprensione del sé (o…d….ddd…io…mio!)
L’unica partenza intelligente è “non partire”.
Io non sono intelligente, io sono partito tante volte, tante Pasquette.

A parte l’inevitabile bailamme di traffico e bagno di folla, la gita di Pasquetta può essere davvero un’occasione per trascorrere una bella giornata insieme ai propri cari e – nonostante l’apparente spocchia non conformista – ne posso annoverare qualcuna davvero ben riuscita e qualcuna degna del mitico “No Limits Sector Team” ai tempi dello scomparso Patrick de Gayardon: abbuffata di tipiche pesantezze della tradizione pasquale e a seguire partitella di rito a calcetto con campetto prenotato per l’occasione.

Il rito sacrificale dell’agnello, profanato e trasformato nel rito sacrificale del porco.

Mi viene da definire la Pasquetta come “fenomeno mainstream”. Lo scrivo come confesso al prete un peccato nella certezza dell’assoluzione, ma mi guardo dal seguire questa via, dopo avere considerato che il buon Gesù – a tale definizione – potrebbe ritornare su questo pianeta schifato pure dai Borg non già per salvarci, ma per riprendere da dove aveva interrotto la condivisibile randellata ai mercanti nel Tempio ed estenderla a tutte le genti del globo più acqueo che terra.

Considerate però che le cose possono anche peggiorare.

Il mercatino del paesino

Alla fiera dell'Est, per due soldi...
Alla fiera dell’Est, per due soldi…

Dal Vangelo di Giovanni (2,13-17): La festa ebraica della Pasqua si avvicinava, e Gesù salì a Gerusalemme. Nel cortile del tempio trovò i mercanti che vendevano buoi, pecore e colombe. C’erano anche i cambiamonete seduti dietro ai loro banchi. Allora Gesù fece una frusta di cordicelle, scacciò tutti dal tempio, con le pecore e i buoi, rovesciò i tavoli dei cambiamonete spargendo a terra i loro soldi. Poi si rivolse ai venditori di colombe e disse: «Portate via di qua questa roba! Non riducete a un mercato la casa di mio Padre!».

Non ho nulla contro i mercatini, il Fort Alamo del tira e molla sul prezzo, non ho nulla contro gli ambulanti e le bancarelle, le boutique all’aperto, il bric-à-brac, i monili di artigianato, i banchi di formaggi , marmellate e miele a kilometri zero, il banco dei lupini , frutta secca e olive condite, il rovistìo tra l’abbigliamento usato o nuovo, tra dvd, dischi, libri e fumetti, ma pure rivendico di stramaledire il primo che tira in ballo il mercatino come risposta alla crisi economica e lo elogia come “spending review” delle famiglie…Allora Claudio fece un codice macchina maligno, scacciò tutti dal blog con i loro I.P. e ping, gli rovesciò tutto lo spam, spargendo i loro indirizzi di posta elettronica e coordinate bancarie nelle bacheche dei siti più infestati di malware e trojan, li iscrisse nel Registro informatico dei Protesti e al Club Forza Dudù.

Va bene, era proprio una bella giornata. Va bene che a Pasquetta è di rito la gita. Posso pure sopportare un ingorgo di traffico urbano ed extra-urbano anche durante un giorno di ferie, ma ciò che non capisco è il motivo per cui siamo finiti a strascicarsi tutti insieme, famiglie, comitive di amici, fidanzatini e coppie di fatto, in un mercatino di paese per puro cazzeggio. Perché non siamo rimasti a casa sprofondati nel divano o letto.
P-e-r-c-h-é?

Shiny Happy Monkeys
Shiny Happy Monkey

Vi sfido. Raccogliete allora l’eredità di Lyall Watson, fate vostra la sua “intuizione” e creatività – ebbe largo seguito nella New Age – e ricreate l’esperimento per provare scientificamente il “fenomeno della centesima scimmia”: portate pure sull’isola di Kojima centomila, centomilioni, centomiliardi di Macachi Fuscati, ma vi assicuro che non riuscirete a fare venire giù dal tronco di casa sua una scimmia macaca nel giorno del Lunedì dell’Angelo.

E chi dice che Pasquetta poi a casa non sia più bella. E non sono menomato, sono pure diplomato, e a Pasquetta non voglio essere disturbato. Pasquetta è arrivata. Pasquetta è passata. Je so’ pazzo… Je so’ pazzo…Nun ce scassate o’…

Onda sonora consigliata: Shock the monkey di Peter Gabriel

Ringraziamenti: 

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36 pensieri su “Gita di Pasquetta. A chi ama mettersi alla prova e non si arrende mai

    1. Accidioso? Ci sto e rilancio con pistolotto!
      Tutta colpa dei protestanti che hanno dato una connotazione negativa all’ozio! L’ “otium” nell’antica Roma era per l’uomo libero, gli schiavi non aveva questo privilegio. Per i greci, è il termine “scholé” cioè riposo, quiete, tempo libero.
      E’ la condizione ideale per dedicarsi agli studi, l’uomo si libera dal suo immediato quotidiano, per diventare più consapevole della sua vera condizione. Il malessere psicologico rimane, ma è anche la sostanza primigenia di questo farneticare in cui m’è tanto dolce il naufragare.
      Accidioso e accidenti pure permaloso.:)

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  1. a me viene in mente sempre la scena delle scale mobili, quando sento di queste storie qui..
    Tutti sono sulle scale, mai che stessero tutti a destra, se all’ animaccia toja non devi fare gli scalini a piedi e ti devi fare trasportare perché non stai al tuo postOO?
    Poi basta che uno solo comincia a salire sulle proprie coscetelle,neanche stesse arrivando la metro or ora, che tutti prendono a muovere gli stanchi arti…. pasquetta? a casaaa !!!

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    1. Ahahaah vero! Com’è vero! E tu fai finta di muoverti, avvia la transuman(an)za, bloccati e goditi come un cane pastore assiste al gregge delle pecorelle che si stringono, spingono, rimbalzano tra loro, ma alla fine riescono a imbroccare con cecchina precisione l’entrata del..la metro. Tuttavia non ti pigliare collera con costoro, non è colpa loro: hanno innestato l’auto-pilota del tran-tran quotidiano. Te lo dice Red,ti puoi fidare: [sorriso a 32 denti con effetto brillantante] sono un pilota. 😉

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            1. Diciamo che va contro le regole della “civile” convivenza, oltre che di un discreto numero di articoli del codice penale. Senza contare che i paludati giornalisti scriverebbero subito “una donna napoletana fa strage. Giocava ai videogiochi violenti, un certo PResident Evil”…se sei di Napoli, rumeno, di colore, Rom, islamico si specifica sempre nella cronaca nera questo ininfluente particolare. Se la belva umana e’ di Cologno Monzese o Bassano del Grappa, no.

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                1. Le etichette servono a chi non vuole sforzarsi di pensare con la propria testa, utilizzano il miocardio come una pompa idraulica e le viscere, beh…per impellenti espulsioni fisiologiche. E’ che non sopporto la strategia chiara, trita e ritrita, dietro certe “etichette”: paura=controllo.
                  Se poi a muoverne le fila è la stampa che dovrebbe informare e, invece, resta in superficie per dare in pasto all’opinione pubblica l'”etichetta” che si aspetta. I videogiochi sono un esempio perfetto di “etichettamento”. Se, a questo punto, ti stai chiedendo come sono finito a questa sconclusionata conclusione, tocca sorbirti un altro pistolotto: Belzebù con il joypad in mano Te lo (s)consiglio 😉

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                  1. Al di là delle etichette rancide della stampa fanno tristezza le etichette dei compaesani, di quelli che senza l’applauso del pubblico non hanno concluso la giornata !! E allora tenetevi e sorbitevi la storia del cavalluccio di bellavista e statV bbuon 🙂

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  2. Il senso di teatralità è una delle nostre caratteristiche, nel bene – con esempi davvero unici e irripetibili in altri luoghi – e nel male. Forse è figlia dell’antica filosofia cinese (?!?) dello yin e yang.Fa rabbia che l’etichetta si attacchi stabilmente sulle “parti” negative e, quando si attacca alle “parti” positive”, queste diventino una “macchietta”. Hai fatto caso che l’accento del testimonial e della voce fuori campo nella pubblicità di banca, servizio finanziario o automobile o merenda (con le “e” strette) è per lo più settentrionale; il napoletano viene utilizzato per la pummarola, ‘a pizza e ‘a muzzarella. Manca solo il mandolino! Anedotto di vita personale di ufficio: diversi anni fa, viene da me un collega, ennesima rogna da mollare e mi fa:”…voi napoletani avete tanta fantasia…” Risposta:” sì, è vero…tanta fantasia quanta la paraculaggine degli altri”. Quando poi mi fanno “voi napoletani siete tanto simpatici” ” Ecco, non sempre.Io, per esempio, sono particolarmente str**zo”. Made in Naples.

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    1. Qualcuno mi avrebbe dato dell’eretico pazzo in merito al passo evangelico misto al nostro Pino. Solo un compaesano potrebbe darmi del “geniale”. Prendo e porto a casa tanta generosità.
      Ormai io sono emigrante da venti anni nella Capitale, ma queste pagine sono impregnate di Napoli e se digiti “Napoli” nella ricerca trovi ‘nu patapata ‘e paggggine.
      Benvenuto paisà!

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  3. Ho appena scoperto di aver fatto una vacanza intelligente, visto che non sono partito 😛 Inoltre leggendoti ho apprezzato maggiormente l’essermene rimasto in panciolle: è un piacere perverso quello di starsene sbracati in casa a sentire i TG raccontare delle code ai caselli ^_^
    Che meraviglia quando parte il servizio con la frase comica per eccellenza: «Quest’anno gli italiani hanno scelto il relax», e via con immagini di montagne innevate e turisti a sorseggiare brandy davanti al caminetto. Però non ti mostrano le 15 ore di traffico che si sono dovuti fare, e le 20 di ritorno su un totale di sole 24 di ferie, né ti mostrano la faccia devastata degli stessi italiani “che hanno scelto il relax” attaccare poi il martedì mattina in ufficio ondeggiando sì come zombie!
    Vorrei però spezzare una banana (vista la tematica scimmiesca) a favore delle bancarelle, di cui vado ghiotto ma che purtroppo nella provincia romana vanno sempre più scomparendo: specifico però che per me “bancarelle” sono solo quelle di libri e film, o al massimo di miniature e modellini, ormai quasi estinte. Quando ne trovo una, per me la festa finisce lì: mi ci metto davanti e mi faccio del male…

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    1. Le partenze “intelligenti” sono un refrain a ogni ponte o periodo di vacanza collettivo (che è tipicamente e solo italiano). Le partenze “intelligenti” sono come le bombe “intelligenti”: non esistono. I veri deficienti sono quelli che hanno coniato queste definizioni e quelli che le ripetono a pappagallo.
      A proposito di mercatini, anche io spezzo una banana se parliamo di quelli dell’usato, come era una volta Resina a Napoli. Ahimè sono scomparsi, a parte qualche banco sopravvissuto, che però tendenzialmente propone la mercanzia a dei prezzi assurdi. Con la scusa del collezionismo, del modernariato, del retrò-qualcosa, mi sono sentito sparare dei prezzi con la motivazione “se vai su Ebay…”. Poi dicono che il commercio elettronico ha distrutto i negozi.
      Con la vecchiaia galoppante, anche io ho sviluppato un’attrazione per le cose-vecchie (sarà una stupida ricerca di gratifica per ciò che desideravo da piccolo e che non potevo permettermi all’epoca). Come ho risolto: vado su Ebay e vadano a farsi benedire questi mercanti furbacchioni.

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      1. Ricordo ancora nel 1999 circa quando andai a trovare un amico a Napoli e lui mi fece conoscere il mercato della Duchesca, dove scoprii per la prima volta che l’intera discografia di un cantante poteva stare in un solo CD a due soldi 😀
        Le bancarelle migliori sono gli “svuota-cantine”, perché non hanno idea di cosa vendono e buttano tutto lì a 1 o 2 euro. Purtroppo i negozi si lamentano che le bancarelle fanno “concorrenza sleale” e da me le hanno cacciate quasi tutte, con il risultato che ormai vivo in simbiosi con Amazon (nuovo ed usato), oltre che eBay. Visto che non solo i negozi non hanno una mazza di niente, ma te la vendono anche a cifre improponibili…
        Comunque ringrazio la mia famiglia che invece di buttare i soldi in vacanze ha sempre investito in libri, film e tecnologia: tutta roba che non necessita 15 ore di traffico 😀

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        1. La Duchesca – con la “sc” da pronunciare con la tipica “sch” sassone!;) – era (non so oggi) un luogo di perdizione e di “usato di seconda mano” (capisciamme!). Gli “svuota-cantine” si sono fatti furbi (quando uno dice che Internet rende stupidi…). Se trovi qualche attempato “svuota-cantine” che fa quel lavoro da tanti anni, allora hai trovato l’Eden.
          Ma ormai l’Eden è perduto.
          Anche io vado on-line e ciò che si faceva rovistando sui banchi tra merce impolverata o pattume assortito per trovare un presunta (almeno da noi) gemma, lo faccio sfogliando pagine e pagine della rete.
          Per i videogiochi, oggetto del mio desiderio ossessivo e compulsivo, ho trovato un angolo di Eden in Giappone: prezzi onesti, condizioni dell’usato perfette e complete di tutto. E dentro ci trovi a volte anche un piccolo cadeau: un origami, un dolcetto, un segnalibro, Devi aspettare un mese per la consegna e va bene anche così: il piacere dell’attesa fa parte della gratifica.

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  4. sarà come dici e c’è da provare orrore ma il lunedì dell’angelo detta volgarmente pasquetta sono sempre rimasto a casa – e di anni non ne ho pochi – a rimettere in sesto la casa dopo il passaggio di pasqua, che sarà una festa ma con Natale l’abolirei.
    Quindi niente colonne, niente partite a calcetto – sono una schiappa – niente di niente. A casa e basta.

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  5. Sottoscrivo pure le virgole, compadre: anch’io sono convinto che i Borg ci schifino per questo vizio maledetto di metterci in coda alla Pasquetta, per farci pure pelare al mercatino del troppo.
    E complimenti per la metafora dei simpaticissimi quadrumani giapponesi a mollo: quest’anno poi, viste le temperature rigide, trovo che siano da invidiare assai. Almeno ci hanno una pozza calda per non sentirsi a disagio, come noi che, a Pasquetta, ci sentiamo obbligati ad andare a gelare al mare……….

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      1. Togliendo il sole che ci rosola, il rosolare di una profumata grigliata non mi deprimerebbe affatto, compadre!!!! E’un contrappasso al quale mi sottoporrei volentieri… Scherzi a parte: non capisco perchè si debba fare tanta strada tutti nello stesso giorno, nello stesso luogo, per farci ognuno una grigliata per conto proprio.Perchè non ci si unisce tutti quanti e si fa una megagrigliata dalle Alpi a Lampedusa?…

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  6. Prendi il primo commento di Lucius, fai copia-incolla e ho detto tutto. Anche per me niente Pasquetta in coda e tanta golosità davanti ai banchi di libri, fumetti, figurine ecc. dei mercatini. Il prossimo mi attende domenica, la famosa domenica di post-pasquetta.

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  7. Con un po’ di ritardo sono riuscito a leggere il post… chi commenta qua, chi di là nel vecchio post… non ci ho capito nu cazz’!
    Commento qua, va… anche se quando riposto io, preferisco si commenti sul vecchio. Se preferisci anche tu così, copioincollo anche di là!

    Gesus Craist superstar rivoluzionaria! Adoro quel lato, quello mostrato al tempio, quello bonaccione del porgi l’altra guancia mi piace molto meno.

    Riguardo i mercatini, brutta esperienza la tua, io non ci vado da circa 20anni, al mercato delle pulci di Ponte Milvio.
    Qualche anno dopo sono stato una volta a Porta Portese per le schede telefoniche ma non era un giorno festivo.

    p.s. detto/fatto, ora copiami la riposta che hai dato di là e ti rispondo qua 😝 quelli di là li puoi anche cancellare, oppure tienili per ricordo, fa’ come preferisci 😉
    p.p.s. dove posso contattarti privatamente? Scrivimi qua che ti vorrei proporre una cosa: info.thereignofema@yahoo.com

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