People jailbreak


People Jailbreak © 2016 ReBavon
People Jailbreak © 2016 ReBavon

Una volta si faceva a gara a chi ce l’aveva, poi a chi ce l’aveva più piccolo, oggi a chi ce l’ha più grande: il telefonino.

Il telefono. La mia croce. Non ho mai avuto un buon feeling con il telefono. Uso un barbarismo non darmi tono, ma “rapporto” non è mai esistito con tale meraviglia della comunicazione: non amo parlare a telefono.

Tra coloro che si sentono male e sperduti se non fanno una chiamata al cellulare anche se siamo stipati dentro un autobus o vagone di treno e altri che con i loro sbraiti offrono un non richiesto spettacolo a un pubblico inconsapevole di essere tale, la mia propensione a comunicare con il telefono decresce al crescere della larghezza di banda e della grandezza degli schermi. Nel frattempo, cuffiette o tappi alle orecchie aiutano.

Sign of the Times per parafrasare una bella canzone di Prince. La maleducazione digitale è un segno dei tempi, assoluta sacrosanta verità. Una volta se vedevi uno che sbraitava e gesticolava da solo in mezzo alla strada, come minimo tutti si giravano e pensavano “questo è pazzo!” oppure “poverino…povero disgraziato, chissà cosa gli sarà capitato…è pazzo”. Insomma, che ci fosse una reazione di scandalo o di affettata compassione, la conclusione era sempre la stessa: è pazzo. Oggi, vedi uno per strada che parla da solo ed è…normale.

Io ne ho viste cose che noi umani riusciamo a immaginarci e fare, altro che navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, altro che i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser!  E tutti quei momenti purtroppo non sono andati perduti nel tempo, bensì sono rimasti scolpiti nella mia memoria. Ora occupano un prezioso spazio nel mio limitato cervello e non c’è verso di farli andare via. Occupazione abusiva di Centro neurale. N’atu centro neurale occupato e mò c’ ‘o cazzo ce cacciate (cit. Curre Curre guagliò – 99 Posse)

Ho visto cose fatte da noi umani mentre telefonano: uomini e donne che. mentre guidano, parlano tenendo all’orecchio tablet da 7 pollici in su; uomini e donne che parlano tenendo il telefono in orizzontale a pochi centimetri dalla bocca, come se stessero per dare un morso a una fetta di pane abbrustolita sul fuoco. Un giorno di questi, glieli condisco questi telefoni! Una strofinatina di aglio sullo schermo, un goccio di olio e un pizzico di sale, origano e pomodorini con un solo euro in più.

Poi ci sono gli “Urlatori”: uomini e donne che parlano con quel tono di voce artificiosamente più alto come usava la mamma quando ti chiamava per cena  dal balcone mentre eri giù nel cortile a giocare oppure come usano i venditori al mercato per attirare l’attenzione sulle loro mercanzie. No, non sono pazzi, sono previdenti. Non è ben chiaro se le onde elettromagnetiche friggano l’orecchio e ciò che è rimasto usabile del cervello, così usano l’auricolare perché così il telefono…non fa male. A quando la sonda anale con vibracall (che non fa male)? Next generation.

Ho visto uomini e donne nel traffico metropolitano, correre all’impazzata, esibirsi in gimcane al limite strutturale della scatoletta su 4 ruote che li contiene, per superarti, guadagnare una posizione nella gara di non si sa bene quale Grand Prix e frenare 20 metri più in là sotto un semaforo rosso. Al verde ti attendi uno scatto per guadagnare la pole position e, invece, rimangono fermi. Il verde è il colore della speranza, speranza di attraversare l’incrocio prima che scatti di nuovo il rosso. ma chi di speranza vive, disperato muore. E potresti morire, aspettando che diano gas. Rimangono fermi per un tempo che sembra durare l’eternità. Inizi a preoccuparti, forse un malore o una pausa di riflessione di repentino pentimento dell’inutilità e pericolosità delle accelerazioni di qualche minuto fa…No, stanno scrivendo il poema della loro vita.

Se provi a incitarli a muoversi con un educato e sommesso colpetto di clacson, riemergono dall’improvviso letargo e, nella maggiore parte dei casi, invece di alzare una mano in gesto di scusa, stizziti, infastiditi, agitano la mano per indicarti la direzione verso un luogo famosissimo, dove almeno una volta nella vita è capitato a tutti, ma proprio tutti, di andarci – per lo più mandati – ma stranamente non segnato su Google Maps: Quel-paese.

A questi uomini e donne sarebbe necessario un “jailbreak“. Il “jailbreak” è una procedura di “sblocco” che permette di installare applicazioni non ufficiali sul dispositivo. Non è una procedura esoterica o illegale, con il “jailbreak” è possibile scaricare applicazioni da fonti alternative rispetto allo Store ufficiale e modificare le funzioni e l’aspetto del sistema operativo. Con il “jailbreak” faremmo un piacere a questi uomini, a queste donne e – Gabriella Ferri canta – a questa zozza società. Sarebbe possibile sbloccare nel loro “sistema operativo” un paio di piccole app: l’ app “Buona educazione” e l’ app “Rispetto per il prossimo”. Si dice che la Tecnologia faccia miracoli...

Philip Kindred Dick aveva visto giusto con la cibernetica! Se non è vero che siamo in piena sindrome tecnologica ossessiva e compulsiva, allora perché compri un telefono e sei mesi dopo è obsoleto? Con InFernet stesso, nostro prediletto strumento di comunicazione, puoi perdere di vista gli amici perché non hanno un indirizzo e-mail, puoi essere ritrovato dalle peggiori cariatidi della tua vita studentesca, ormai sepolta da diverse decadi solo perché hai un account su FaceBook; perdi qualche appuntamento semplicemente perché non guardi What’s Up, Telegram, Messanger. Mi scappa la pipì…Posso andare in bagno? Sì ma portati il telefono.

E se mi state leggendo nell’unico luogo dove realmente riuscite a concentrarvi, il luogo tra le mura domestiche dove ritirarvi in assoluta solitudine, il cesso di casa vostra, sono felice di esservi vicino nei momenti di intimità.

Nessun segnale di Rete

Disconnected…

…già fatto.

…da taaanto tempo.

Onda sonora consigliata: The MiracleThe Queen

44 pensieri su “People jailbreak

  1. Corrado

    In effetti il telefono cellulare determina l’annullamento di ogni distanza di spazio e di tempo. Negli anni 70, se partivi per un mese ed andavi in vacanza al “paese dei nonni”, a soli 50 chilometri da Roma, Roma diveniva remota come se fosse stata in un’altra galassia…

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    1. Eh sì ! Potere raggiungere chiunque e qualunque luogo (voli low-cost) ci dà tante opportunità in più ma ci ha sottratto anche un po’ di valore dei piccoli spostamenti che ci sembravano dei “Viaggi”. Ti ricordi le telefonate “interurbane”? Le raccomandazioni dei nostri genitori di farle brevi e le cazziate quando arrivava la bolletta-salasso? 😉

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  2. Non ti sto leggendo dall’unico luogo della casa dove riesco a concentrarmi sono infatti seduta dietro una scrivania in un angolo davanti al mio computer ma condivido ogni parola che hai scritto sul possesso e l’uso indiscriminato del cellulare.
    Hai fatto un’ottima analisi, complimenti!
    Buona domenica 🙂

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    1. Ah ah;) Nel mio caso con i miei due nani in giro quel luogo e’ come Fort Alamo per David Crockett. Hai presente la resistenza dell’ultimo giapponese sull’isola anche dopo che la guerra è’ finita da un pezzo? Grazie e che sia un’ottima domenica anche per te!

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        1. No, quale zona franca!;) Per impedire l’invasione dei nani dovrei dichiarare “No Fly Zone”, filo spinato tutto intorno, campo minato con un unico corridoio libero e cecchini tutti intorno. L’unico modo per distrarli dalla mia posizione è utilizzare un’arma infallibile per la distrazione di bimbo: “vidiogggiocchi”. In quella mezz’ora posso trovare la mia concntrazione e…vabeh. Sebbene, vi sono delle regole da seguire anche per i vidiogggiocchi. Se ti va, le vualà: I bambini piccoli sono…piccoli, non fessi.

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    1. Ahia Paole’…Ma se tu non ami il telefono e io non amo il telefono, ma come facciamo a beccarci nel caso volessimo organizzare un rendez-vous. Andiamo in giro affiducia con la foto del profilo stampata come “Fuffy si è perso. Lauta ricompensa a chi ce lo riporta. Vivo”?!? E allora stamm’ checazz’ (fattelo tradurre da tiZ…) visto ca’ io tengo a foto ‘ e Snoopy! Rosa blu tra i capelli …Azz! Se nn ricordo male la foto del tuo profilo vecchio diciamo che li porti corti…Io pure non è che stia tanto meglio. Vabbuo’ Paole’ c’o sentimm’…

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      1. Caro Red, per il nostro rendez-vous faremo un’eccezione. A patto di trovare ancora in giro una cabina a gettoni… Scherzi a parte. ‘Sti telefoni portatili, le reperibilità obbligata, la comunicazione indiretta e involontaria, sono davvero dei vincoli sempre più invasivi. Al tempo stesso la connettività e la facilità con la quale possiamo comunicare… Ci sono pro e contra. E tanta maleducazione (tipo i clienti o i collaboratori che ti chiamano sempre e solo mentre stai mangiando o dopo le otto di sera…). Non c’è più rispetto, né regola o orario che tenga di fronte alla possibilità di rompere i maroni…
        Anyway. Sì sono abbastanza pelatuzzo e per il resto moro. Alto circa uno e ottanta, normalmente vesto male… Ma… Come faccio a mettere una foto qui? Si può? Non di me… Ma del posto dal quale ti scrivo, che non è la tazza… senza nulla togliere ai piaceri e all’intimità della tazza…

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        1. Sono una personcina a modo e quindi mi presento pure io: sono alto un metro e 83; vesto pure io “normalmente male” e ho battezzato il mio “stile” “trasanda-chic”, cioè trasandato con stile, il mio 😉 Una collega, in un momento di magnanimità, ha definito il mio modo di vestire come “shabby”, ma non ne capisco di tendenze fescion. In merito alla (s)capigliatura, sappi che giro con le scarpe per lo più slacciate perché se mi abbasso per allacciarle, rischio che atterri un elicottero sulla piazzola visibile solo dall’alto.
          Ritornando ai maleducati del telefono, ma questi che rompono a cena non mangiano? Ma vogliamo parlare delle eccezionali offerte commerciali, sopratutto di operatori telefonici (che paradosso!), che puntualmente ti propongono appena torni a casa e ti siedi per consumare l’unico pasto di cibo commestibile in un’atmosfera domestica e familiare? Ma ce l’avete mai avuta una famiglia? E non vi girerebbero i marono se puntualmente io vi chiamasssi a cena così per cazzeggio perché non ho niente da vendervi?
          Per la foto del posto da cui scrivi, per me si può fare! Fai come ti senti tanto questo blog non è nè nazional nè popolare, semmai è parte-nopeo e tutto-sconosciuto. Caricala sul tuo blog e spara il link qui sotto.
          Sul valore della “tazza” non si discute. Anzi, mi hai stimolato in tale senso…No! Non devo correre in bagno 😉 Un’esperienza durante un mio ormai lontano viaggio in Botswana potrebbe essere oggetto di un prossimo post. Mi hai sbloccato una cellula pazza e un blocco di memoria, ora tocca mwttwrle insieme.
          Sull’invasività della comunicazione a distanza concordo con te, ma una cosa buona ce l’ha data: ci siamo conosciuti.

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  3. Eh vedi red, se non lo usi sei asociale se lo usi troppo sei patologico….insomma camma fa?
    L’uso improprio di ogni cosa fa di noi dei mostri da cui guardarsi bene.
    In questo specifico caso avrei a dire tantissimo, legato al mondo dei nostri piccoli, al mondo dei genitori, all’invasione, alla stupidità. . Ma sono certa mi hai compresa già.

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    1. Uggesù tiZ! Confesso che appena ho letto la prima frase “se non lo usi sei asociale se lo usi troppo sei patologico” pensavo alludessi al luogo della ritirata intima 😉 Stavo per consigliarti Imodium!
      Dici bene che ci sarebbe da discutere tantissimo sull’argomento anche perché l’utilizzo che i ragazzi fanno è diverso dal nostro, più superficiale visto che la tecnologia e “touch”, è facile Emblematica questa frase di un ragazzo durante una ricerca di mercato: “Ahò! mi padre ancora diggggita”. Se gli adulti non hanno interesse a guardare “sotto il confano”, i ragazzi dovrebbero avere questa curiosità e, invece, si fermano alla superficie, a toccarla (“touch”) e non approfondirla. E in questo post in fondo volevo parlare della “superficilità” che invade ogni aspetto della società e dei rapporti umani.
      Sì tiZ ti ho compreso, ma – perdonami – m’aggia sfugà! 😉

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        1. Ehm…Già provato. Avevo uozzap da poco, niubbo fresco fresco, un giorno mi vedo apparire ‘sto gruppo che mi scrive. Apro e vedo una serie di auguri, onomastici, commenti più disparati e a colpo d’occhio senza filo logico, nomi sconosciuti. Mi meraviglio pensando “Oh! pure lo spam su uozzap!?!” Cancello ilgruppo senza pensarci su due volte. Cinque secondi dopo la cancellazione, mi chiama mia moglie e mi annuncia: “ti ho inserito nel gruppo di Uozzap della scuola”…”Ah, quello ERA il gruppo della scuola?”. 😉

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              1. E allora siamo vecchi entrambi, chè io dentro a certi meccanismi non ci voglio stare. Tutti quei bla bla bla inutili, puerili, sterili. Dove il grande si comporta peggio del piccolo cercando di apparire come il migliore: dimenticando che quella è la storia dei nostri figli e non la nostra. Chè al massimo l’unico a cui dobbiamo dimostrare qualcosa è nostro figlio e non un mero estraneo che perderemo a fine ciclo scolastico.
                Mi sono sfogataaaaa !!!

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                1. Guarda che se ci becca a scrivere qualche Associazioni(dei miei stivali) di Genitori, io giò scrivo di videogiochi e ne sostengo il valore di medium culturale e non un “nemico pubblico”, ora ci mettiamo pure a demolire le listedi genitori su uozzap…Macchemmefrega! Hai ragione, tutto un blablabla, come un volere dimostrare che si è dei genitori presenti, che si preoccupano, che vogliono il meglio per i propri figli. Uozzap è usata come una bella lavatrice sociale: basta poco detersivo e ne tiri fuori una bella coscienza pulita pulita.

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  4. Caro Red, scusa, ieri sera non ho postato più nulla, ma prima o dopo un post con foto dei luoghi dove leggo e scrivo lo metterò e, caro Red, ti dico già che ci sarai anche tu….
    Ho visto che tu e tiZ siete andati avanti con i lavori… Volevo solo precisare che sì, nordico sono: vivo in provincia di Bergamo. Naqui a Roma, divenni ben presto ligure – per circa sette/otto anni, infine lumbard. Volevo dirti, Red, che una mia foto segnaletica compare già nel mio scarno blog. Sono io in compagnia dell’amata zietta pittrice che vive in toscana (Pitigliano) in occasione di un evento “congiunto” (immagini e parole ispiratrici…).

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    1. Scusarti? E di cosa? Il vantaggio di questo tipo di comunicazione è che può essere asincrona, no? Poi ieri mi è presa una botta di sonno all’improvviso che mi si stava cappottando il notebook nuovo di pacca (che sostituisce un mitico Macbook bianco con ben 10 anni di ottimo servizio). Quando pubblicherai questo post – prima o poi – avvisa che sono curioso come un gatto di cosa hai in mente, ma tanto già so che sarà qualcosa di eccezionale.
      Ah! Ho visto la foto! Sei quello con i jeans…la camicia rosa e dei baffi bianchi…Austero, non c’è che dire…(Narcisiè, ma non aveva detto che era moro…) 😉 Grande Paolo! Grande.

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        1. Ho visto http://www.sergiotamassia.it/, bello!
          Solo per il Progetto Murales, ha il mio massimo apprezzamneto, stima e gratitudine che insegni agli studenti e trasmetta anche “una briciola della sua arte” ai giovani, a coloro che – spero – vorranno migliorare i luoghi e le persone intorno a loro.
          La galleria Ballo Libero mi piace particolarmente, sarà l’influenza del Bolero. Li trovo davvero…sospesi come solo un ballerino sa vincere la gravità. Respiri (efficacissima l’immagine della rete!) e Post minimali (galleria #6) sono gli altri miei preferiti.
          Grazie

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          1. Mi fa molto piacere! Lavora bene con i più giovani. E anche con i meno giovani. Ti dirò: è un po’ che non vedo una sua installazione o altro… Rivedere i suoi lavori sul sito mi ha fatto venir voglia di andare presto in Maremma a trovare lui, la zietta… Si respira un’altra aria da quelle parti. Grazie a te.

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            1. Tu dici che basta l’Internétt per contagiare a distanza?…Uahhh altro che nano-tecnologie! A noi ci basta solo che uno guarda lo schermo dove abbiamo scritto un (sup)post, come in quel film horror che ‘e guagliune guardano la cassetta e vanno fuori c’a capa (recensione brevissima in napoletano di The Ring),

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    1. Bentrovato! Sparata per accompagnare questo lunedì mattina…me gusta! Ho dato uno sguardo veloce al video, me gusta il montaggio di alcune immagini e testi. Me gusta e ci ritorno. Stamattina comunque è colonna sonora…Ciao e…era davvero un secolo che non passavi di qua! 😉

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      1. Hai ragione, ma purtroppo da quando ho trovato lavoro il tempo da dedicare a WordPress è ridotto all’osso…nel mio blog puoi trovare tante altre canzoni: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano relativo al concetto che ho appena espresso. Nei commenti a questo post, ad esempio, ne ho caricati una decina: https://wwayne.wordpress.com/2015/06/28/una-spalla-su-cui-ridere/. Grazie per la risposta e per i tanti commenti che hai lasciato sul mio blog! 🙂

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        1. In effetti, com’era il vecchio adagio? Una canzone vale più di mille parol…Qualcosa del genere, insomma. Mi fa piacere sapere che “hai trovato lavoro”, sono notizie che vanno evidenziate di questi tempi di precarietà e al massimo ci si rimedia qualche brioche. Ho visto il post…rettifico il vecchio adagio o qualunque cosa sia o storpiamento dello stesso: venticinque canzoni sono molto più di mille parole 😉 E visto che vai facile di citazioni musicali, beccati questa “basta una sola canzone, per far confusione
          fuori e dentro di te”.

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            1. Dimmi che stai a scherza’…scrivimelo proprio… che co’sti emoticon non sono sicuro se è “bravo ci siamo intesi sul valore assoluto dell’opera dei Ricchi e Poveri” oppure “ok condivido l’ironia ma mi dissocio dall’opera – per quanto di valore assoluto sia – dei Ricchi eccetera eccetera”. Stai a scherza’ vero?

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              1. Te dirò: conosco troppo poco i Ricchi e Poveri per esprimere un giudizio sul valore assoluto della loro opera. Al massimo posso esprimermi sulla canzone che hai citato, e devo dire che mi piace abbastanza. Non sarà mai nella Top 20 delle canzoni che ascolto più spesso, ma la preferisco a qualsiasi cosa abbiano mai fatto i Korn, per esempio. Ma il mio è il parere di una persona dai gusti poco esigenti, nella musica come in qualsiasi altra cosa, quindi non fa molto testo. 🙂

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                1. Chiariamo: sono sempre opinioni personali e, da queste parti, usiamo innaffiarle da generose dosi di ironia e autoironia. Che a te piaccia il gelato al limone e a me alla fragola, non è un problema: non è che tu sia poco esigente in fatto di gusti, ne hai di differenti; l’importante è sapere che quando vengo a cena a casa tua, nella vaschetta di gelato che varcherà la soglia prima di me, devo fare mettere parecchio limone.
                  I Ricchi e Poveri, data la mia età, li ho ascoltati abbastanza, risvegliano qualche cellula-pazza di spensieratezze nostalgiche, ma non entrano neanche da lontano nella mia TOP-scegli tu il numero-basta che non sia 50. Se è per questo, nemmeno i Korn entrano nella mia TOP. Quindi siamo d’accordo.
                  Ai fan di Korn e Ricchi e Poveri che dovessero leggere questa nostra chiacchierata: non vi crucciate perché qui non si fa tendenza di niente nè si evangelizza nessuno, la mia opinione non fa testo nè figurina. Mettete quindi da parte l’eventuale delusione che i vostri beniamini non siano nella TOP20 di wwayne e me, cogliete invece l’occasione di andarvi a mangiare un gelato insieme.
                  Caro wwayne, tutta questa m’ispira un altro adagio “la musica unisce”.

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