Pausa Star Wars caffè


Un caffè, una tazzina, un cucchiaino e…Via! Là dove nessun uomo è giunto mai prima. Altro che cabina telefonica del Dr. Who! A noi napoletani, basta poco…’Nu cafè

Ah che bell’ò café. pure int’ ‘o Spazio ‘o sanno fà! Sono solo io che vedo in questa tazzina di caffè e cucchiaino poggiato l’emblema dell’Alleanza Ribelle? Pausa Star Wars caffè e altri pensieri al sapore di caffè. Offro io.

O’cccafé, con le tre “C” obbligatoriamente, ah che bell’ò café dopo pranzo, quando hai il pomeriggio davanti senza particolari programmi. La quintessenza dell’ozio rigenerante, del rilassamento fine a se stesso, del tempo-per-te.

O’cccafé viene dall’Arabia, che ci insegna quanto i popoli sulle rive del Mediterraneo possano guadagnare dal convivere in pace, piuttosto che farsi “Ciccio-toccami-Mamma-Ciccio-mi-tocca”.

O’cccafé ha tre “C” perché si serve caldissimo nella tazzina caldissima: “Cumm’ Cazz’ Coce”. Caldissimo perché va sorseggiato piano, lentamente, a piccoli sorsi, bagnandosi le labbra, scambiando una chiacchiera con l’amico o, se si è soli, anche con il barista o il vicino al bancone.

O’cccafé è “sospeso”, si lascia pagato al bar dalle mie parti, non per l’amico, ma per chi non ha i soldi per prendersi almeno un sacrosanto cccafè. Si regala un momento di rilassamento e conforto, genuino, coerente: in alcuni punti della vita si può avvertire un sapore amaro, come il caffè.

Così, oggi pomeriggio, giochicchiando con il cucchiaino e la tazzina, mi viene fuori questa composizione, seguendo una di quelle strane vie della mente insondata per cui, davanti a immagini ambigue, ognuno vede cose diverse, passando dalle macchie di Rorschach per le esplorazioni dell’infinito di Escher fino ai frattali di Mandelbrot.

Permettete allora una domanda? Sono solo io che vedo in questa tazzina di caffè e cucchiaino poggiato l’emblema dell’Alleanza Ribelle?

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Ah che bell’ò café. pure int’ ‘o Spazio ‘o sanno fà!

Onda sonora consigliata: Don Raffaè di Fabrizio De Andrè e Roberto Murolo

25 pensieri su “Pausa Star Wars caffè

    1. Bella questa! Il Redbavon Test come il Voight Kampff Test in Blade Runner! Giuro che non sparo se non lo si passa 😉
      Tu ci vedi la macchia di Giove eh? Sarà per quel gioco di sfumature marrognole del caffè…E ci sta! Ora che mi ci hai fatto concentrare, mi pare pure di vedere una flotta aliena in orbita…mi sa che devo staccarmi per un po’ dal joypad. Per aspera ad astra. Grazie!

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        1. Giove

          Questo è Giove…Ma potrebbe essere quel caffè 😉 La Grande Macchia Rossa di Giove è la tempesta più grande del sistema solare con venti a 430 kmh, proprio il tipo di tempesta generata dal cucchiaino che gira vorticosamente rimestando zucchero e caffè in quel piccolo recipiente.
          Qui ci vuole una delle mie canzoni preferite:
          Fly me to the moon
          Let me play among the stars
          Let me see what spring is like
          On Jupiter and Mars…

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  1. Parole sante, Red. Sottoscrivo in toto il post. Ad eccezione del “sospeso”, usanza di cui, da lumbard, mi approprierei in modo assolutamente indebito. Sorvolerei sulle immaginazioni indotte dal joypad, di cui sono sprovvisto, ma mi abbandono volentieri alle visioni celesti e satellitari. Effettivamente sempre affascinanti. Ci sarebbe poi quella consuetudine di decorare il caffè macchiato con arabeschi, ideogrammi e veri e propri quadretti di cacao (non so come facciano). Un peccato ingurgitarli.

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    1. Il caffè “sospeso” è per chiunque ne abbia bisogno. Non fa differenza se sei lumbàrd. E’ un modo per “passare il favore” (bel film “Un sogno per domani”), è un modo per comunicare che siamo felici e vogliamo che lo siano gli altri. Funziona come il pulsante “share”, ma ha un sapore molto più buono, aromatico, denso. A volte, bruciaticcio.
      E’ una vecchia usanza napoletana, ma si è iniziata a diffondere. Puoi leggere questo vecchio articolo su Wired.
      Se sei sprovvisto di joypad non è un problema, ne ho due e proprio vicino a Giove, su Ganymede c’è bisogno di noi. Giove e i suoi satelliti sono comunque una miniera di rogne galattiche (vedi su Wikipedia: Jupiter in Fiction)

      Per i ghiri-gori sul caffè mi hai incuriosito e ho trovato, oltre a dei corsi specializzati, roba seria per baristi, tutta una serie di stencil in acciaio…li stampi sulla crema di caffè o sulla schiuma del cappuccino tipo con il normografo 😉 Non c’è cosa più effimera della decorazione sulla schiuma del cappuccino. Lunga la vita delle cicale al confronto!

      PS di (di)servizio: sto riscontrando un comportamento anomalo di WordFess, pagine che appaiono e scompaiono, lag a iosa, tutti segni premonitori che l’anno nuovo per il blog è iniziato sotto la migliore sfiga. Domanda di servizio e cortesia: come iscritto a questa specie di blog, hai ricevuto la solita e-mail per questo post oppure ci sei finito grazie al WordFess Reader? Ho la sensazione che le e-mail di avviso di pubblicazione del nuovo post non siano state inviate. Ho l’impressione che sia meglio fare un back-up…aspetto tue. Grazie.

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      1. Interessante! (l’esistenza di strumenti finalizzati alle giocolerie del caffè, all’arte effimera e profumata del caffè)
        Sono convinto che il clan delle bariste sotto il mio ufficio (una in particolare credo sia la più dotata; me ne sforna sempre uno diverso; sono opere uniche, oltre che effimere) operi “a mani nude” con l’utilizzo di stuzzichini o cucchiaini, cose così: ho sempre rispettato la privacy dell’artista.
        In merito al “sospeso”, della cui empatica generosità ho goduto anch’io, in un mio passaggio a Napoli – vorrei citarti il caffè, arci-noto, mi sa, ma al momento non mi sovviene -, volevo dire che qui, in terra lombarda, arida e algida, di aromi e umane effusioni, non si usa, quindi non ne sono partecipe. Di certo, non volevo limitare l’apertura di questa pratica gentile nella sua città d’origine.
        Siamo così, quassù. Rusteghi da morire. Ma non siamo cattivi. Non tutti, almeno.
        Venendo alle cose pratiche e ai sistemi di comunicazione. Ho visto il tuo post in WordPress Reader. Non mi è giunta nessuna email. Ma nemmeno nel 2015 ricevevo email in merito a un tuo nuovo post. Solo di eventuali cenni di gradimento e reciproca messaggistica. Non so come debba funzionare la cosa a pieno regime, ma solo di alcuni blogger (butto lì: il 10%?) ricevo anche segnalazioni email. Devi sapere, però, che non sono molto pratico del sistema. Magari sono impostazioni che ho dato io, più o meno consapevolmente.

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        1. Questi so’ misteri e manco Kazzenger potrebbe nulla! Tom Clancy ce ne tirerebbe fuori una trilogia (forse due), un film (con opzione di altri 2 seguiti in caso di successo del primo), senza contare un sito web con i controfiocchi, mica una roba “rustega” come questo-blog-qua.
          Da ogni blog a cui mi sono iscritto, ricevo un’e-mail a ogni nuovo post; per iscrivermi ho utilizzato l’omologa funzione che trovi anche qui, un pò più criptica per non dire naive per non dire…da minchione, cioé “Sottoscrizione B(av)LOG”, nell’ultimo frame a destra.
          Mah e Meh..Me ne farò una ragione e almeno so di non fare spam a chi si è lasciato incautamente attirare dalle lusinghe di Didone…(ma non era una donna? E vabbuò, perché dobbiamo fare distinzione di genere o tendenze sessuali, che ne sai un domani…)
          Fine comunicazione di (dis)servizio.
          Ritorniamo a cose più interessanti…
          Degli strumenti per decorare caffè e cappuccino ce ne sono dei più disparati, “ho visto cose”…Ma puoi fare uno stencil per accogliere il tuo partner appena alzato con un bel cappuccino fumante, una schiuma accogliente e densa con su scritto: “F#CK YOU”?!? L’ho visto. Pare che esista.

          Il “caffè arci-noto” potrebbe essere il Gran Caffè Gambrinus, adiacente a Piazza del Plebiscito, di fronte al Palazzo Reale, attraversi la strada e sei al Teatro San Carlo, riattraversi la strada e sei a Galleria Umberto, ne esci dal lato opposto da dove sei entrato e ti infili di fronte, appena sulla destra, da Pintauro per una sfogliatella cavra-cavra (calda-calda). In 10 minuti di passo lento e umano hai: arte, cultura, storia, bellezza architettonica, può magnà e bévere.
          Lo so che voi lassù non siete cattivi, i “rusteghi” ci sono da tutte le parti, l’unica cosa – permettimi – è che indossate e, ciàò che è peggio, vi piacciono delle felpe veramente ma veramente dimmmerda 😉
          Grazie per l’aiuto: continuo a diffidare dell’efficienza tecnologica e affidarmi all’umana inefficenza.

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  2. Azzardo. Forse era “La Caffetteria”, di piazza dei Martiri. Ma non ne sono certo. Enrico, il mio amico, abitava da quelle parti, prima di partire per l’estero (ora vive in Africa). Tuttavia, è riuscito lo stesso a fare – un po’ nostalgicamente – gli onori di casa (eravamo entrambi di passaggio per un congresso). Anyway. Il caffè era ovviamente molto buono. Per lui aveva qualche aroma in più, indubbiamente.
    In merito al vestire… Sappi solo che sono un tipo abbastanza trascurato. Le felpe, comunque, le metto solo per andare in palestra o a camminare, o quando mi do al cazzeggio totale e mi chiudo in casa per giorni interi, scordandomi della vita sociale. Una cosa è certa: non seguo “le mode”. Per intenderci…

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    1. Certo! La Caffetteria a Piazza dei Martiri! Altro salotto buono della città. Ti tratti bene. Con gli amici per un certo periodo ci si andava a farci gli auguri alla vigilia di Natale per un’usanza che voi lumbàrd ci avete imposto, cioè l’aperitivo. Odio questa parola, prima di questa ci sono: “un attimino”, “Niente” a inizio di qualsiasi frase e al primo posto “aperi-cena”. Chi l’ha spacciata in giro, prima di accedere al Paradiso, deve declamare a memoria in aramaico il Signore degli Anelli e ripeterlo al contrario in sancrito. Giuro che lo aspetto sull’uscio vicino a San Pietro, verifico che abbia fatto ammenda e poi mi avvio giùggiù, sereno e tranquillo, nel mio girone dei livorosi.
      Avrai notato un’altra usanza napoletana quando prendi il caffè: il bicchiere d’acqua. Ti servono prima di tutto il bicchiere d’acqua, incluso nel prezzo del caffè. Acqua di rubinettto, magari, ma te la servono prima del caffè. Già a Roma, la devi chiedere e alcuni te la fanno pagare (rubinetto no?). Proprio in quel bar, che – per chi non lo conosce – non è un bar di quartiere, ma di quelli di prestigio, direbbero gli anglofili un locale “in”, mio fratello ed io abbiamo avuto una serrata discussione con il barista che posò il bicchiere d’acqua in attesa del caffè: il barista sosteneva che l’acqua va bevuta prima per pulire la bocca e apprezzare al meglio l’espresso. Corretto, perfetto. Noi sostenevamo che in teoria è così, ma nella pratica, parecchi bar servono un caffè che grossolanamente definiamo “bruciacchiato”,cioè con una persistenza dell’amaro del tutto squilibrata. Che l’amaro sia persistente è normale, essendo il caffè un prodotto da tostatura, ma se l’amaro troppo persistente termina in una sensazione di fumo, di fumo greve (e la sigaretta quella sì che me la fumo dopo!), l’acqua mi serve per pulire la bocca e non farmi perdere la voglia di apprezzare il buon-caffè. Uso l’acqua a modo mio e per causa tua perché quella sensazione di fumo può derivare da due cose: tostatura fatta male o cattiva manutenzione della tostatrice. Quindi, cambia fornitore e io mi bevo l’acqua prima del caffè. Il barista se la prese parecchio. Ne faceva una questione di principio e rispetto della tradizione. Il caffè, alla fine, aveva un retrogusto di rancido, hai presente il prosciutto crudo tagliato non di fresco? Allappa, si azzecca al palato. Avevamo ragione a berci il bicchiere d’acqua dopo. Mio fratello ed io, finito il caffè, ci demmo uno sguardo d’intesa per la serie “è ‘na mezza ciofeca!” e ci bevemmo il bicchiere d’acqua di gusto e certamente “alla faccia” del barista permaloso, pretenzioso e presuntuosetto. Il barista ci diede uno sguardo sprezzante, perché capì che ma chill’u cafè nuje ce l’avess chiavat’pa’faccia! (trad. “quell’espresso noi glielo avremmo voluto versare e accuratamente spalmare sul viso”)
      Intendiamoci, è solo un episodio che ci è capitato quella volta, non che voglia fare cattiva pubblicità al locale, figuriamoci! Non sono un esperto di degustazione di caffè, ma come cliente non voglio neanche essere preso per i fondelli solo perché tu barista ti senti figo dietro al bancone del bar del “salotto buono”.
      Sulla trascuratezza nel vestirsi…Benvenuto fratello! Mi ritengo l’ideatore (inconsapevole), il promotore (involontario), il modello(base senza optional) del “trasanda-chic”. “Shabby-chic” definito da una collega in vena di “opera caritatevole del giorno”. Low profile secondo altri, ma la verità l’ha proferita la mia cara sorella (che è a Milano, quindi respira aria più alla moda): non me sacc’ vestì!
      Sulle felpe rispondo sull’altro tuo commento che questo già è venuto giù a fiume straripato…prima però me vaco affà ò cccafè, quanto zucchero dottò?

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      1. Fantastico! Questo tuo pezzo è fantastico. Questo è il miglior Red che conosco. Dovresti scrivere… che so, un trattato, un romanzo, un saggio, un pamphlet (sì, ti verrebbe bene), ma dovresti farlo.
        Non sono certo il Caffè fosse quello… Non aveva l’aria del salotto bene, lo ricordavo più intimo e di piazzetta, forse ho sbagliato obiettivo nella mia battaglia navale…
        Comunque. Ero al corrente delle diverse teorie e pratiche sul bicchiere d’acqua (te lo danno anche in Austria, ma non è la stessa cosa). Parli con uno che non se ne intende di caffè (e quello là mi parse buono, assai). Tieni conto (eresia) che io la mattina, al risveglio, capita che me lo scaldo di corsa al microonde. E davanti alla macchinetta dell’ufficio passo i miei più bei momenti della giornata…
        Che ridere. I neologismi milanesi. Fantastici. Rendono l’idea. L’idea dell’assenza di poesia nelle cose. E con la poesia se ne va il ritmo, il tempo, il piacere e tante altre cose…
        Bravo Red! Difendi a spada tratta questi valori. Io sono stato già preso dall’ombra, il mio destino è segnato per sempre, niente mi può più salvare, ma tu… Non mollare mai e… scrivi! (già lo fai, in effetti…)

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    1. WordFess sarà pure un pezzo di ferraglia digitale, ma questa volta non è colpa sua. Preferisco approvare i commenti manualmente perché: 1) mi accorgo che qualcuno ha commentato e così mi ricordo che devo leggerlo; 2) deterrente contro “troll” e altre amene creaturelle che infestano e impestano le pagine web, come se non bastasse il mio italiano crocifisso a impestare la madre-lingua 3) dà una certa sensazione di onnipotenza (molto effimera, almeno quanto mangiare cioccolata per supplire carenza d’affetto) 4) esercitare il mio libero arbitrio brutalmente e usare il cancellino della “damnatio memoriae” su chi ha la malacreanza e la supponenza come standard espressivo.
      Ahimè sono stato lento oppure posso dare la colpa al wi-fi e 3G che hanno ultimamente litigato con il mio dumb-assphone.

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        1. Sto a perde i colpi eh? La verità sta in un altro episodio. Stanotte l’aneddotica ci terrà svegli…o ci farà dormire; al commento postero, l’ardua sentenza.
          Tanto tempo fa, in ufficio, mi piazzano in stanza, alla scrivania di fianco, un collega, in realtà di più alto rango, ben più alto. E’ lumbàrd e viene da Lecco (come pronunciate voi la “e” su “Lecco” e la “o” su “Como”, per me è un mistero da mandare in psico-analisi tutta l’Accademia della Crusca)
          Il tipo è altezzoso, non viene a mensa con noi, lavura lavura, è primo ad arrivare in ufficio e mi ritrovo con la nebbia in stanza alle 9.20-9.30 causa “MS”. Sigarette peraltro nefande.
          Telefonata di lui ad amico del nord: “sai qui non mi trovo con i ritmi dei romani”. Ne accusava una certa inadeguatezza nei tempi di risposta alla sua efficienza. Clichè. Mi pareva una scena di Totò, Peppino e la malafemmina (quella di “noio vulevàn savuàr…”)
          Quando mette giù la cornetta, io non resisto e gli faccio senza che il mio intervento fosse richiesto (tipica invadenza napoletana):” Ah – sospirando e mandando in alto lo sguardo – come ti capisco! Io sono napoletano e – giù lo sguardo fisso nei suoi – non sai quanta fatica faccio a stare dietro a ‘sti romani! So’troppo veloci, nun c’a facc'” 🙂
          ‘On Paolo bello, vuie siite troppo veloce e io non reggo a cotanta aspettativa di efficienza.
          Poi tengo pure ‘n’età. O’ vulite nu’ bello cafè? Jà, c’a ce ripusamme ‘nu poco eh?

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    1. Ho apprezzato il racconto su di te e il tuo rapporto con le felpe;) E ho apprezzato l’elegante modo di glissare sull'”esca” delle felpe “geografiche”. La nonna me lo diceva sempre che, quando hai appena conosciuto una persona, è preferibile non parlare di religione nè di politica. Regola di saggezza popolare che mi sento di confermare, ma che applico poco.
      Ma – cerca di capirmi – io dovevo sapere se usavi un certo tipo di “felpa”. Avrei detto sicuramente di no, ma il timore di sbagliarmi era lì che mi divorava. Hai presente quando vedi di spalle una bella bionda? Ti fai i migliori film dalle Bond Girl a Colpo Grosso, si gira e…mettele la maschera!…
      Comunque a me piacciono le more con gli occhi scuri.

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  3. Hai proprio ragione. La vita qui e’ proprio come il famoso ape-cena. Trangugiata in piedi… Hai reso molto bene l’idea. Benissimo. Ed è sempre un piacere leggere i tuoi aneddoti.
    Sui tempi di risposta, però (poi chiudo, se no domani chi si alza), sappi che hai un concorso di colpa. Ci hai abituati tu a crederti sempre connesso… 😊

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  4. Fabrizio

    ..Comunque, in quel cucchiaino rovesciato ci vedo “semplicemente” una testa di “Alien” ma con un viso umano ( un po’ in alto e leggermente sulla Dx ) con espressione beffarda, che si affacci dalla parte oscura della Luna. Mentre la parte Sx di quest’ultima ( ed anche del cucchiaio ) flagellata e tumefatta dallo scontro passato con asteroidi di varie grandezze.
    La “schiumetta” che cola? beh!…semplicemente il ghiaccio che di sta sciogliendo sotto la crosta lunare..ih…ih… ( ultime puntate su focus canale 56…)
    Intanto ancora è inverno, fa freddo, il caffè si è freddato e tocca rifarlo…

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