Burnout Revenge, meglio della pallina anti-stress


Burnout Revenge (Xbox360), la vendetta è un piatto dolce.

Da recessi insondabili e sinapsi improbabili, come il fiotto di benzina sparato dagli iniettori nel carburatore, scoppia nel mio monolocale cranico un moto per liberare l’automobilista frustrato che è in me, già ispiratore di sfoghi deliranti su queste pagine, costretto a una quotidiana frequentazione del traffico metropolitano, quel girone di dannati che Dante avrebbe posizionato nel IX e ultimo cerchio dell’Inferno, creando ad hoc una V zona come anticamera di Lucifero in person…diavolo.

Il primo istinto è quello di armarmi – a mo’ di moderno berserker vichingo – di cric o martello da fabbro al preciso scopo di “scatenare l’inferno al mio segnale”, ma scarto la succulenta opzione a causa della buona educazione e regole della civile convivenza indotte vilmente a mia insaputa da mammà e papà. Essendo peraltro scomparsi i luna park itineranti con le automobiline a scontro, ripiego su un’opzione virtuale densa di adrenalina e libera da ogni freno inibitorio o…meccanico a pedale: un videogioco del 2006 per Xbox 360, Burnout Revenge! Esperienza sì virtuale ma dannatamente catartica per l’automobilista frustrato dal traffico metropolitano.

Consapevole che questa senti-recensione la leggeremo in tre, cioè io, Stefano e Valerio (mio secondo e terzo nome) perché 1) è un videogioco 2) è un videogioco del 2006. Praticamente non interessa a chi non toccherebbe un videogioco nemmeno con la punta di un bastone, non interessa a chi è videogiocatore-medio in quanto non è FIFA, PES o Call of Duty e per giunta non è “l’ultima novità”.

Consapevole di un’autocelebrazione e autoreferenziazione che pure un fido compagno di tante ore come Microsoft Excel mi censurerebbe come errore di “riferimento circolare”, discende verso le mie falangi, falangine e falangette questa senti-recensione, un minimo tecnica e con molto cuore. Proverò a trasmettervi le sensazioni e prometto – giurin giuretto, ma tanto non vedete se ho le dita dei piedi incrociate – di non attaccarvi questo “morbo”(la prima “o” si legge molto chiusa). Recensioni più tecniche, puntuali e stilisticamente migliori sono a portata di un paio di click fuori da questo blog, il mio intento – un tantinello ambizioso visti i miei limiti di espressivi – è quello di testimoniare con la mia esperienza che un buon videogioco può essere parte della nostra vita reale come un buon libro, un buon CD di musica, un buon film. Sono tutte opere dell’ingegno e della creatività, che si insinuano nelle pieghe della nostra vita, vanno a occupare una cella della nostra memoria, si rianimano con i ricordi e con l’esperienza. Non a caso la scelta ricade su un prodotto che in termini tecnologici e di mercato è considerato obsoleto, “vecchio”.  Se un vino ha la struttura che lo permette, invecchiando regala nuovi sapori, odori, sensazioni.

“Chi me lo fa fare” dice una vocina dentro di me, lo direte anche voi, ma oltre alla versione nel mio italiano crocifisso, rilancio pure con la versione – molto edulcorata – nella lingua di Albione. Do you speak English? Neither do I.

No mamma, questo è non un gioco violento. E’ un gioco di corse in cui devi accompagnare all’ospedale le nonnine che non si sentono bene…e devi fare presto.

Tutti conoscono la serie “Burnout”…voglio dire, tutti i videogiocatori con un minimo di interesse per i giochi di guida e, nella fattispecie, giochi di guida “arcade” (cioè non simulativi) con una marcata inclinazione per gli scontri spettacolari, la distruzione di veicoli e la demolizione di ogni elemento dello scenario, della strada o circuito che sia. Burnout Revenge è la quarta incarnazione digitale di questa serie dedicata a chi ama le folli velocità e il suo “sogno nel cassetto” è aprire un’attività di sfasciacarrozze. Il suo grande successo risiede in diversi fattori: il senso di velocità, un sistema premiante per l’approccio più tamarro e scorretto nel traffico, scontri devastanti con abbondanza di rottami volanti, un sistema di controllo semplificato, ma coerente.

Burnout è diretto: entra in auto, pesta brutalmente il pedale dell’acceleratore a fondo corsa e non preoccuparti minimamente di ciò che accade all’esterno della tuo bolide…Anzi, negli Eventi Schianto ti incoraggia apertamente a creare il panico: più fai danni, più alto sarà il punteggio.

Chiunque percorri in auto le strade di una città nel traffico cronicamente congestionato fa esperienza di una strana isteria, contraddistinta dal ricco repertorio di fioriti improperi spesso irripetibili vis à vis, accompagnati da gesti inconsulti e sgraziati, propositi aggressivi al limite della furia omicida, in un sovraccarico di stress, come se il traffico impazzito non bastasse. Automobilista stressato, posseduto da questo demone isterico, ora i tuoi sogni sono diventati realtà! Finalmente puoi esprimere tutto te stesso senza alcun freno inibitorio: accelera a tavoletta, libera la potenza del turbo, tampona le auto vicine, fai mangiare la polvere a tutti gli altri automobilisti, infilati nell’entrata di un tunnel a folle velocità, come un proiettile sparato da un cannone, senza pensare a ciò che ti attende all’uscita, nessuno può fermarti, spostati con indifferenza sulla corsia in senso contrario di marcia, solo una regola da rispettare : mai frenare!

Pubblicato nel marzo 2005 per PlayStation 2, viene convertito per l’appena nata Xbox 360, esattamente un anno dopo, nel marzo 2006. L’arrivo della serie Burnout su una nuova generazione di console viene accolta come la manna dal cielo poiché nelle deboli menti di noi videogiocatori si traduce in un elevamento a potenza di tutti i già apprezzati contenuti e, in particolare, la distruzione e la spettacolarità esaltate da una grafica fotorealistica. E’ una fissazione del videogiocatore quella della grafica “fotorealistica”, dell’avvicinamento estremo alla realtà. La grafica della versione Xbox 360 non fa gridare al miracolo, nemmeno per gli standard del 2006, tanto che, rispetto alle versioni su console di generazione precedente, era lecito aspettarsi qualcosa di più. Ma siamo sicuri che ciò contribuisca a un maggiore divertimento?…Nel caso di Burnout possiamo affermare che la grafica non è tutto.

Il senso di velocità è una delle cose migliori di Burnout: sullo schermo tutto scorre veloce e fluido.

L’aspetto estetico è nel complesso soddisfacente: veicoli e scenari sufficientemente dettagliati e una palette cromatica che vira volutamente su toni accesi e brillanti. L’effetto ottenuto non è foto-realistico, piuttosto si avvicina ai modellini in metallo pressofuso della Bburrago. I modelli dei veicoli sono frutto della fantasia degli autori, Criterion Games, per un motivo squisitamente economico – le licenze per i marchi delle auto sono costose – e per un motivo d’immagine: quale casa automobilistica vorrebbe vedere le proprie auto ridotte a un rottame?


Figlio fresco patentato: Senti papà, ho avuto un incidente…Papà: ODDIO! LA MACCHINA! Ehm…volevo dire: e tu stai bene?…Figlio: sì papà ma la macchina…Papà: vabbene non ti preoccupare l’ammaccatura la facciamo riparare…Figlio: ehm, PAPA’ l’ammaccatura non è una soltanto…

Senza contare le dannate Associazioni di quei genitori convinti che i propri figli abbiano un cervello evidentemente fatto di DAS, cera o altra materia plasmabile e cesellabile con un grissino torinese: se i pargoli giocano a uno sparatutto che so – uno a caso tiè! – Call of Duty, diventeranno talmente avvezzi alla morte e a uccidere, che quando saranno in cerca di prima occupazione, verrà loro altrettanto naturale inviare i C.V. per uno stage non retribuito presso le ditte mafia, camorra, yakuza, triadi, cartello di Medellin, Tigri del Tamil, Khmer rossi et similia; se i pargoli giocano a un gioco di corse come Burnout, diventeranno sicuramente dei pirati della strada: cambieranno corsia all’improvviso (freccia? Quale freccia?!), percorreranno la corsia d’emergenza come gli autobus la corsia preferenziale, parcheggeranno in doppia fila lasciando l’auto lì un’oretta in mezzo alla strada, seguiranno come una zecca l’autoambulanza che si fa largo nel traffico a sirene spiegate, parcheggeranno nei posti per i disabili…proprio come ora fanno i loro genitori ! Ahem…

Il comparto audio è un mix assortito di classici effetti presenti nei giochi di corse, ma vale la pena collegare la console a un impianto Dolby Surround: guidate nel senso opposto di marcia, l’effetto delle auto che vi sfiorano è pura adrenalina. In alcuni casi, mi è sembrato quasi di sentire un “vaffa” al mio indirizzo da parte del conducente dell’ auto che avevo appena mancato per un pelo… Esperienza al limite del mistico: sentirete – come me – “le voci”.

La giocabilità è di tipo “arcade”, che sta per divertimento spensierato e compulsivo come nei vecchi “(video)giochi da bar”. Nel caso di Burnout si traduce in una fisica, controllo e reazione dell’automobile non simulativa, non realistica. Insomma, potete impegnare una curva a palla, ispirati dal grande Ronnie Peterson, non pensate come affrontare la curva, buttatevici dentro con il cuore e controsterzate energicamente, derapate tutto di traverso, uscite dalla curva, l’attimo di riprendere aderenza e spararsi una bella dose di turbo su per il rettilineo che segue. Nel fare questo circo, da “campione” se foste in Formula 1, da “criminale” se vi venisse in mente di farlo su una comune strada provinciale, potete prendere a sportellate, tamponare e spingere fuori strada le altre automobili, con l’unico limite di non andarci troppo pesante: se pensate di speronare un auto che vi viene incontro nel senso opposto di marcia, l’effetto è quello “realistico” di distruggere il vostro veicolo.

Il frontale è letale anche nei videogiochi. Don’t do it for real. Se lo fate siete dei veri idioti.Questa è l’immagine della versione Playstation 2, potete notare che non sfigura rispetto alla versione next generation.

Un minimo di varietà è dato dalla presenza di deviazioni dalla strada principale, che rappresentano una splendida opportunità per i romantici esteti del “panorama”, per gli irriducibili del record a tutti i costi e per le mezze calzette, come me, per recuperare posizioni perse.

Il polpettone romanzato appena sfornato si traduce nella pratica videoludica di Burnout Revenge nell’evento “Attacco al traffico” . E’ una gara contro il tempo: tamponare, sverniciare a sportellate, speronare non è una scelta, ma è tassativo in ragione del fatto che distruggendo si ottiene maggiore tempo…per causare ancora maggiori danni e così via. A onore di verità, ho la sensazione di giocare a una pazza versione delle automobili a scontro nei parchi di divertimento. La meccanica ricorda il gioco dell’hockey su ghiaccio: la mazza è il nostro veicolo e il puck sono le altre automobili .

E’ noto che l’hockey su ghiaccio non è un gioco per mammolette e il paragone calza a pennello agli Eventi “Schianto” in cui occorre lanciare l’automobile nel pieno di un incrocio trafficato e causare una catena di incidenti che non esistono nemmeno nel peggiore degli incubi di ANAS, Vigili del Fuoco, Soccorso Stradale e Ministero dei trasporti; se ciò non bastasse a placare le frustrazioni del traffico guerrafondaio, l’introduzione nella meccanica di gioco del concetto di “Rivale” è un interessante espediente per fomentare l’aggressività e l’adrenalina nel pirata della strada che è in noi: nel corso di una gara, può capitare che un veicolo ti tamponi disastrosamente. Da quel momento, gli verrà appioppata una ben visibile scritta “Rivale” e scatterà in voi un naturale moto di vendetta: vostro dovere nonché piacere sarà ridurlo in un mucchio di rottami fumanti e irriconoscibili alla (casa)madre. No, non è violenza gratuita: vi aggiudicherete così anche un bel premio in crediti. Ora capite anche il motivo di quel “Revenge” nel titolo. E vi fa sorgere legittimamente la domanda di quale brillante mente ci sia dietro questa trovata del marketing di Electronics Arts, produttore della serie. D’altronde, occorre anche capire che all’ Electronic Arts sono abituati a creare i titoli dei nuovi videogiochi ponendo un numero dietro a una sigla come FIFA, NHL, NFL e così via. Insomma, poteva andare peggio…

Attenti alle spalle…

Bando alle ciance non-sense! Il “Rivale” funziona ed è una novità che rappresenta un buon motivo di rimettersi al volante in questo quarto capitolo di Burnout. Per ottenere la propria “revenge” (vendetta) vi è un’altro espediente cinico, ma così seducentemente “non politicamente corretto”: il “crashbreaker”. L’ultimo impatto è stato troppo violento, l’automobile scivola lungo l’asfalto senza potere cambiare direzione in una scia di lapilli e scintille neanche fosse il Capodanno Cinese, ma non è tutto finito…rimane il “crashbreaker” cioè la possibilità di fare detonare la propria automobile nel bel mezzo del traffico per causare ulteriori danni e distruzione. Gesto disperato in quanto ultimo, tuttavia frutto di un pensiero lucido, che ricorda i piloti kamikaze della Marina Imperiale Nipponica della Seconda Guerra mondiale: mossi da un amor patrio e per i propri cari, ingannati da una propaganda militare che dipingeva gli americani come dei demoni assetati di sangue, ormai consapevoli di non avere i mezzi necessari per vincere, non rimase loro che scegliere quando morire: “se devo morire, porterò con me quanti più nemici possibile”. Ammetto la forzatura: in Burnout Revenge il ricorso all’ultima detonante “opzione” è unicamente frutto di calcolata, bieca, cieca vendetta.

In conclusione, Burnout Revenge per Xbox 360 non è nel senso tecnico un titolo che al tempo della sua pubblicazione avrebbe potuto convincere una fiumana di videogiocatori a passare alla  console Microsoft next-generation, tuttavia a chi interessa se è così divertente da giocare e dal gusto così politicamente scorretto. Project Gotham Racing 3 è il gioco di guida di allora capace di farti raccogliere la mascella da terra e rompere il porcello-salvadanaio per accaparrarsi una nuova Xbox 360. ma non perderei per nessuna console al mondo un gioiello di giocabilità come Burnout Revenge.

(*) Quiz per videogiocatori di vecchia data: qualcuno si ricorda il fantastico “Bump’n’Jump!” su Intellivision?

Onda sonora consigliata: Why Don’t We Do It In The Road (The Beatles)

10 pensieri su “Burnout Revenge, meglio della pallina anti-stress

  1. matteo

    Non sono mai stato un appassionato di videogames di corse (di ogni tipo rally, strada, F1 ecc.) ma leggendo questa recensione (FANTASTICA) mi hai fatto venire una gran voglia di provare Burnout Revenge!! 😀

    «I videogiochi non influenzano i bambini.
    Voglio dire, se Pac-man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva»
    (Kristian Wilson, Nintendo Inc, 1989).

    La mia citazione preferita XD

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    1. Avevo il sospetto che tu fossi appassionato di fumeti, manga, anime e videogiochi…BINGO! Anche io sono di questa quaterna letale per fare colpo sulle “tipe”, ma tanto non ho più l’età (nè il fisico) per quel tipo di “tipe” (ugggesù non resisto a ‘sti giochi stupidi con il suono delle parole). La citazione è fantastica, al di là del messaggio, ma nel simbolo scelto: Pac-man. Anche se in giro c’è sicuramente qualche bimbo(minkia)che ha ingerito una quantità smodata di pillole trovate nell’armadietto dei medicinali e qualche “giornalista” o “Associazione di genitori (intenti a fare altro, tranne che stare con i propri figli)” potrà dichiarare senza tema di smentita (e figura di mmm…) che il bimbo(davvero minkia) è stato influenzato da Pac-man a provare il record di pillole ingerite.
      Burnout Revenge è su Xbox360 l’ultima incarnazione dello spirito “arcade” dei “giochi di macchine” (come li chiamavo da piccolo davanti al cabinato), con l’aggiunta di quella follia “berserker” di certi personaggi presenti sulla pista degli “autoscontro” al Luna Park. Rischia di piacerti, se non ti piacciono i giochi di corsa che si prendono più “sul serio” tipo GranTurismo, Forza e similari. Data l’età di pubblicazione, forse più facile da reperire è Split Second/velocity, anche se con Burnout Revenge ha in comune la velocità, non ha la stessa carica distruttiva e libbbbberatoria.

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  2. matteo

    “Purtroppo” sono un videogiocatore di quelli brutti… videogiocatore su PC ed ad essere sincero le console le snobbo un po’, preferisco investire gli eventuali soldi per l’acquisto in un upgrade del pc ( o un sacco di fumetti 😀 ), quindi devo trovare Burnout Revenge per ps2 o sennò mi butto su Split/Second: Velocity che c’è anche per PC.

    p.s. amante di Pac-man entrato forse 1 volta in discoteca X D, la maggior parte dei ragazzi che vanno in disco non l’hanno mai visto pac-man

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    1. Citazione d’obbligo: Ringhio Gattuso sullo sbronzo andato nell’intervista dopo la vittoria ai Mondiali 2006 “Ma come so’ brutto, oh! …C’ho una moquette in faccia.”
      Se ti definisci un giocatore di quelli brutti, io allora sono di quelli brutti-brutti: su PC e su console (tutte…per par condicio). Non amo le portatili, tuttavia ho una PSP (trovata nuova a un prezzo criminale, 60 euro, che fai? gliela lasci?), reputo che una delle migliori console in assoluto sia il primo Game Boy in bianco e nero (sono convinto che Gunpei Yokoi in terra inventava “giocattoli” per Nintendo, da qualche anno che è andato in cielo, lavora per Babbo Natale). Periodicamente Nintendo DS mi induce in tentazione come il diavolo ci provò con il buon Gesù nel deserto. Conosco la malattia dell’upgrade compulsivo del PC e non ne sono ancora completamente guarito.
      Ti dò una cattiva notizia e una buona: Burnout Revenge su PC non esiste; per PS2 a 10 euro (senza spese di spedizione) si trova presso uno dei miei pusher preferiti di vecchi giochi che nessuno più vuole: lo store Zoversocks su Play.com. Questo il link al gioco http://www.play.com/stores/zoverstocks/listing/734906722.
      Attento che in giro è più reperibile Burnout Dominator per PS2, da usare come metadone se stai proprio in crisi d’astinenza. Dominator non è sviluppato da Criterion e manca di numerose modalità che rendono Revenge un capolavoro.

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  3. Sia Takedown che Revenge erano su un altro piano niente da dire. Il brindisi che faccio è Paradise City è quello di aver fatto giocare “mi” moglie ad un gioco di macchine per la prima volta. Devo però dire che giocato con lo spirito dei precedenti quindi anche durante le gare vado a fare a botte mantiene un certo fascino!

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    1. Allora grande brindisi a Paradise! Riuscito a unire la famiglia in un concerto di lamiere sbattute (sullo schermo) e botte di gomiti (sul divano). Avrei una storiella personale con mia moglie e GranTurismo su Ps2…Minsa che ce ne viene fuori un post. Back4more!

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    1. Uhaaaaaaaaa’!!!’ GRUOSS! Da’ grande soddisfazione buttarsi nel mezzo di un incrocio nel traffico di punta, farne carambolare in mezza dozzina, effetto domino ribaltando un articolato e nei secondi appena prima di fermare il tuo bolide ridotto ormai in rottame che non accetterebbero manco addo’ Peppino O’Cric (pezzi di seconda mAno a prezzi bUOni), premere il pulsante della detonazione per l’ultimo vulcanico addio.

      Avviso per le fottute associazioni di genitori: non ci sono persone nemmeno virtuali nelle automobili, solo automobili come se comandare a distanza…Proprio come i fottuti droni che ci piacciono così tanto perché non sono violenti. Li morta cc…vostra!

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    1. Ultimo Burnout e atipico perché era un open world. L’ho giocato poco proprio perché negli open world tendo a perdermi. I capitoli precedenti erano puro arcade racing politicamente scorretto. Gran bella serie persa dopo l’acquisizione di Criterion da parte di Electronic Arts. Un gran peccato.

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