Florence + the Machine: Ceremonials – Deluxe Edition.


Ceremonials. Aspettavo con trepidazione questo nuovo Cd di Florence and The Machine. Il Cd precedente, Lungs, per suono, voce e complesso emozionale mi aveva scosso da un torpore musicale dovuto alla continua ricerca di arricchimento, che si risolve il più delle volte nella constatazione di un infatuamento temporaneo e inesorabile ritorno a vecchie colonne portanti del mio humus(icale). “Non esistono più le grandi band di una volta”. Se c’è una frase che mi dà il senso del tempo che passa sterilmente con un retrogusto amaro, è proprio uno di questi recursivi avvolgimenti su se stessi e sulla propria generazione, che – al confronto con quella più prossima – ne esce sempre latrice dei “buoni valori di una volta”, ormai persi. I “valori” di una generazione trattati come un prodotto gastronomico: “Eh…<sospiro> i sapori buoni e genuini di una volta!”. Orbene, non di salami e formaggi stiamo blaterando, ma di sensazioni ed emozioni che la musica riesce a  ricreare nell’essere umano con una scala di sfumature e combinazioni uniche e differenti per ogni singolo. L’ennesimo miracolo dell’essere umano che diamo per scontato e che consumiamo quasi senza pensarci come sgrannocchiare una mela, proprio quel frutto che, a causa del capriccio di donna e dabbenaggine di uomo, ci (con)segnò a questa (con)dannata frenesia della nostra vita.

Il vagabondare del mio scrivere per eventi biblici e mistici è coerente con la direzione artistica scelta per Ceremonials: una decisa enfasi al ritmo rispetto alla melodia, che conferisce ritualità, trance, estasi mistica. Ls sezione delle percussioni è imponente, spettacolare, superba: assorbe persino strumenti inconfondibili in termini di espressività e timbrica, come il pianoforte e l’arpa, ricordando tribali danze rituali e facendo risaltare la voce di Florence Welch, un unicum di malìa, carezzevolezza, intensità, dinamica timbrica e colore spiazzanti. L’effetto può rivelarsi da trance mistica, una condizione estatica, una “caduta” della mente razionale con cui siamo abituati a “programmare” la vita ordinaria, il risveglio di una percezione che va oltre ciò che i sensi fisici apparentemente segnalano.

Dopo molti ascolti, evitando l’usuale “vivisezione” dei singoli brani, si riesce a percepire LA Musica di tutto il disco. Ascoltando, cioè intendo prestando attenzione con l’orecchio e la mente, lasciandosi traversare e trapassare cuore e viscere, i maestosi crescendo delle tastiere, il battere roboante – dum!Dum!!DUM!!! – delle percussioni, i cori eterei,  i vibrati a tratti inquietanti di corde di chitarre, violini, arpa e pianoforte dischiudono la “visione” su una dimensione, finora relegata nel ghetto del Mistero, in cui i sensi percepiscono oltre l’ordinaria realtà in cui solo ciò che è definibile convenzionalmente assume significato. Ci riappropriano di qualcosa di dimenticato, ma sempre esistito dentro di noi per diritto naturale, con una consapevolezza mistica, sciamanica.

Entrare nel dettaglio della singola canzone, è questione di gusti personali, dipende dalla nostra “permeabilità” d’animo in quel dato momento di vita, la qualità intrinseca della canzone o della tecnica interpretativa del cantante non determinano un univoco risultato emozionale o d’intrattenimento: la disponbilità a farla “entrare” è soggetta a numerosi fattori esogeni. Pertanto, un elenco delle “migliori” canzoni del disco, è un semplice elenco di “preferiti” di un emerito sconosciuto. Il punto di forza di Ceremonials è nel suo insieme musicale: ognuno vi troverà – secondo i momenti e proprie attitudini – una canzone che darà appagamento al proprio stato d’animo, ogni nuovo ascolto arricchirà l’esperienza appena precedente e farà scoprire al vostro udito suoni sempre nuovi. Potrà semplicemente capitare di essere costretti dall’urgenza di dovere sbattere a fine corsa il potenziometro e abbandonarsi come degli invasati in un antico rituale al potente tambureggiare di No Light, No Light, Bedroom Hymns o Strangeness & Charm; lasciarsi avvolgere da una spirale edonistica del soul di Lover To Lover; caricarsi di energia al ritmo propulsivo del gospel di Shake It Out; abbandonarsi a un senso di afflizione dalla tragica bellezza di Only If For A Night; lasciarsi sopraffare dalla consapevolezza di “ricaderci ancora” confortati nell’ineluttabile caduta dal suono sussurrato di Breaking Down; rimanere ipnotizzati dalla gotica Seven Devils; scuotersi di dosso quella sensazione cupa di fatica in certi momenti della routine quotidiana, seguendo solo le “linee del cuore” assordati dal ritmo di colpi di tamburo e i meravigliosi cori di Heartlines.

Ceremonials è un’esperienza che concede pochi momenti per riprendere fiato, un’esperienza intensa dall’inizio alla fine.

Florence + the Machine: Ceremonials – Deluxe Edition

L’edizione “Deluxe” contiene sul secondo disco alcuni inediti e delle versioni acustiche che danno davvero un senso a quella parola abusata per spillarvi dei soldi in più.
Disco 1
  • 1. Only If For A Night
  • 2. Shake It Out
  • 3. What The Water Gave Me
  • 4. Never Let Me Go
  • 5. Breaking Down
  • 6. Lover To Lover
  • 7. No Light, No Light
  • 8. Seven Devils
  • 9. Heartlines
  • 10. Spectrum
  • 11. All This And Heaven Too
  • 12. Leave My Body
Disco 2
  • 1. Remain Nameless
  • 2. Strangeness & Charm
  • 3. Bedroom Hymns
  • 4. What The Water Gave Me (demo)
  • 5. Landscape (demo)
  • 6. Heartlines (acoustic)
  • 7. Shake It Out (acoustic)
  • 8. Breaking Down (acoustic)

Video ufficiale di No Light, No Light

15 pensieri su “Florence + the Machine: Ceremonials – Deluxe Edition.

  1. Come ho già detto, avevo ragione quando hai tempi di apprendistato/discepolato ti chiamavo Maestro!
    Concordo con questa recensione dall’inizio alla fine. Di Florence penso che nessun disco si butti via, nessuna canzone … ma Cerimonials ha ritagliato un pezzettino speciale nel mio cuoricino da malata di musica. Aggiungo che “What the Water Gave Me” è un chiaro tributo a Virgina Woolf, come di infinite citazione letteraria sono costellati tutti i suoi lavori. Brava e colta, quindi.
    Sono in attesa di sapere cosa ne pensi del nuovo cd appena uscito. 🙂

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    1. In a galaxy far, far away…
      Far in the Outer Rim, jungle of Romanina system.
      Padawan Bettawan:”Oh, no! Ora ‘sti dati di vendita non li tireremo più fuori!”
      Maestro ObiBAVAN Klanobi:”Cosi sicuro sei tu. Sempre per te non può essere fatto. Tu non senti ciò che dico!”
      Padawan Bettawan:”Spostare le celle e le colonne è una cosa: questo cerca-verticale su una pivot è del tutto diverso!”
      Maestro ObiBAVAN Klanobi:: “No! Non diverso! Solo diverso in tua mente. Devi disimparare ciò che hai imparato.”
      Padawan Bettawan: “D’accordo, ci proverò.”
      Maestro ObiBAVAN Klanobi:”No! Provare no! Fare. O non fare. Non c’è provare!”
      Padawan Bettawan: “Non ci riesco, è troppo grosso ‘sto database!”
      Maestro ObiBAVAN Klanobi:”Tu brava sei, troppo poco con noi sei tu stata…Ho fallito, vado in esilio.
      To be continued…

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    2. Spinto dalle tue blandizie, mi sono impossessato del nuovo album (so’ vecchietto e lo chiamo ancora così) di quella druida ammaliatrice di Florence Welch. Al termine del primo ascolto, è lei che si è impossessata di me. E’ l’ufficiale droga dei miei viaggi casa->ufficio->casa. So I’m fuck*d. Come ogni droga, vi sono effetti collaterali, a volte devastanti. Il primo effetto è stata la pubblicazione di un post in 2 atti: la musica di Florence ha prodotto l’esaltazione di un particolare stato d’animo di questo periodo che trova eco in “Il gladiatore.”, e trova definitivo compimento nel secondo “Vita, morituri te salutant.”,ispirato da Queen of Peace.
      Prossimamente su questo schermo, un trattamento più ortodosso dell’album, How Big, How Blue, How Beautiful. Spero il tutto soddisfi la tua curiosità e, se vorrai leggermi, allora devo augurarti davvero May the Force be with you.

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  2. Lord Bavon, SAPEVO che le sarebbe piaciuto.
    E’ colonna sonora pure per la sottoscritta, del breve viaggio in auto per andare al lavoro. Dannata strega ammaliatrice rosha!
    Mi ha ammaliato così tanto che ho lasciato 50 euri a quelli strozzini di Ticketone per vederla a Milano. Ci faccia un pensiero se capita nei suoi luoghi, Maestro: dal vivo è pure meglio. 😉
    PS: il dialogo cui sopra, si riferisce splendidamente ai tempi in cui ero sotto la sua illuminata guida.

    Bettawan.

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    1. Un album di Florence riprende la tradizione contadina del maiale: non si butta via niente. È una montagna russa di sensazioni ed emozioni. Come nella poesia, accade che esprima per te emozioni che sai esattamente di avere dentro e sei incapace di esprimere a parole dati soggettivi limiti e incrostata abitudine a scrivere e leggere pensierini che starebbero un biscottino della fortuna e della profondità di quelli dei Baci Perugina. Venire a Milano mi piacerebbe ma ho due adorabili zavorre che limitano i miei spostamenti;)
      Sulla mia guida e quanto sia stata illuminata nutro dubbi è certa pudicizia: tuttavia ne vado fiero dell’opportunità di averti conosciuta. May The Force be with Us

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    1. “What the water gave me” bella sì…E ti ringrazio per darmi l’occasione di citarla, visto che nel post non l’ho fatto.
      La Welch canta “What the water gave me” nel suo modo molto “eerie”, parola che non traduco perché amo così come è per il suo suono fatato, lontano, misterioso e antichissimo insieme.
      I primi minuti sono di “costruzione”, poi inizia quella che – io chiamo – “mimetizzazione” della voce della Welch con gli strumenti, cosa che le riesce benissimo nell’intreccio di arpe e percussioni. L’utilizzo massiccio dei cori, in un tripudiante crescendo verso la fine è dall’effetto assicurato…Forse anche un po’ scontato, ma a me piace.
      La canzone nasconde un paio di dotte citazioni: “Be the overflow/Pockets full of stones” allude al suicidio per annegamento di Virginia Woolf e il titolo della canzone cita un quadro di Frida Khalo
      In ogni canzone di Florence ti devi aspettare 3-4 righe di lettura diverse. Fantastico disco!

      Non so se sei appassionato di videogiochi, ma di Florence mi sembra di capire di sì. Indipendentemente per chi o cosa abbia scritto la sua versione di “Stand by me” ti invito a leggere e ascoltare qui: When worlds collide: Florence canta per Final Fantasy XV

      Grazie per la visita!

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      1. Conosco il quadro cui fai riferimento, mi piace molto la Khalo, quanto ai videogiochi parecchi anni fa si, ora non ce l’ho più il tempo di starci dietro, ma leggerò il post su Final Fantasy.
        Questo pezzo io invece l’ho usato due volte nel mio blog, la prima volta ha a che vedere con la Woolf, la seconda era più personale ed il mio legame con l’acqua, che è parecchio forte, se voi sono qua: https://321clic.com/tag/what-the-water-gave-me/
        Buona serata!
        P.S.: sono una donna 😉

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                1. Ce l’ho fatta. Sono un pò lento a volte (sul mio contrastato rapporto con il Tempo trovi traccia tra queste pagine).
                  Ho visto le foto: belle, davvero.
                  “Waves” contiene quel concetto che non ho voluto tradurre per la voce della Welch cioè “eerie”. Sono terribilmente attratto dalle sfumature, da ciò che vi si nasconde in mezzo, ho l’impressione di poterci vedere altro. Misterioso. Forse potrebbe piacerti questo mio piccolo esperimento con una foto che ho scattato quasi inconsapevolmente (non sono un fotografo, nemmeno dilettante). Puoi vederlo nel post: Colori Proibiti.
                  In “What The Water Gave Me” la figura femminile (sei tu?) non galleggia, sembra addormetata e adagiata sull’acqua come sulle lenzuola di un letto. Le increspature dell’acqua sono le pieghe delle lenzuola, la testa è poggiata su un cuscino di onda. Il tutto trasmette armonia con l’acqua.
                  Bellissime immagini.
                  Grazie

                  PS: commento qui perché sulla pagina delle foto non ho trovato l’apposito spazio (oddio sono ritornato in modalità “leeeento”).

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                  1. No, non sono io la donna che galleggia, io sto sempre dietro all’obiettivo:)
                    Quella foto l’ho scattata un giorno in cui ero al lago ed è arrivato un gruppo di indiani che festeggiavano un matrimonio. Faceva caldo e le donne hanno fatto il bagno vestite così come erano, separate dagli uomini.
                    Contenta che ti siano piaciute:)

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                    1. Eddalle! Sono proprio un capoccione! Ovvio che sei tu dietro la macchina fotografica! E non potevi essere tu! Si, belle immagini. Perdona la mia confusione…non sono sempre così …Infatti, a volte peggio 😉

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