L’avventura di un povero crociato


L’avventura di un povero crociato

Non sapevo cosa aspettarmi da questo libro. Avevo già letto un paio di libri sulle Crociate, dei saggi storici, e ciò che temevo era uno di quei romanzi che prendono spunto dal fatto storico e, più che modificarlo per esigenze narrative, lo storpiano e lo mischiano – anche sapientemente – alla storia di fantasia, rendendo irriconoscibile la Storia dalla “storiella”. Per quanto possa apprezzare il romanzo in sé, la mistificazione della Storia va oltre qualsiasi “licenza” narrativa. Non alludo al cosiddetto “romanzo storico”, ai “mostri sacri” come I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni o Il romanzo della Rosa di Umberto Eco, ma a certa recente produzione di successo, come Il Codice da Vinci di Dan Brown e suoi emuli.

Una trasmissione televisiva, un film al cinema, un libro di grande successo o un utilizzo superficiale di Internet sono scorciatoie, comode e veloci, per conoscere la Storia. L’obiettivo di molti media è di intrattenere ed è leggittimo; tuttavia è elevato il rischio che la Storia diventi una “storiella” raccontanta in poco più di un paio d’ore o il risultato di una “spigolatura” di informazioni dalla Rete o della lettura di un solo libro.

L’avventura di un povero crociato mi ha sorpreso: è un racconto di fantasia avvincente e con delle preziose pagliuzze di curiosità, per approfondire i fatti storici, nella fattispecie, la Prima Crociata. Anno domini 1096-1099.

L’autore, Franco Cardini, uno studioso delle Crociate, riesce a trasmettere, non solo nozioni storiche, ma una serie di informazioni di carattere politico, sociale, religioso che prospettano una visione diversa e più critica di quanto abbiamo appreso dai libri di scuola. I personaggi storici convivono con quelli inventati: i primi riflettono la vicinanza “affettiva” dell’autore dopo tanti anni di studi passati in loro “compagnia” e sono sempre coerenti con gli eventi.

Il quadro storico non perde di coerenza anche quando è cornice della drammatizzazione di eventi di fantasia. Riesce a stimolare la curiosità per approfondire le nostre lacune conoscitive sia del periodo storico sia dell’attuale scontro tra Occidente e Islam. Ci si prospetta una visione diversa e più critica di quanto abbiamo appreso dai libri di scuola.

L’attuale scontro, come in passato, strumentale alla politica, piuttosto che autentico scontro tra i popoli. Il capitolo “Una lezione di orientalistica” è una perfetta sintesi delle incomprensioni e della disinformazione (insinuata ad arte) nell’XI secolo e, allo stesso tempo, spiazza ritrovarla replicata oltre novecento anni dopo.

In fondo, questi popoli sono uniti dal credo nello stesso e unico Dio, dalla devozione alla Madonna e Gesù Cristo, dalla comunanza dei luoghi di culto. I cavalieri franchi finiscono per montare cavalli arabi e caucasici, devono rinunciare alle proprie pesanti armi e si vestono come gli armeni o gli arabi stessi. Una parte di queste genti nullatenenti, partite per trovare martirio o fortuna, attraverso un viaggio di morte, violenza, sofferenza, che ha loro sottratto tutta l’umanità, si troverà alla fine trasformata in qualcosa d’ “altro”, quell’“altro” che al grido “Dio lo vuole!” ha ammazzato, violentato e persino mangiato le carni del proprio simile.

Si fermeranno in Terrasanta, si vestiranno all’araba, non cucineranno più con vino e lardo di maiale e si faranno preparare dalle loro mogli arabe un delizioso mansaf.

“Così, ciascuno di noi resta quel che è, ma impara dall’altro. Nessuno chiede all’altro di convertirsi: ma non potremmo trarre gli uni il meglio dagli altri?”.

Avviene una redenzione: è una storia di integrazione inaspettata, soprattutto per quei tempi e che oggi sembra non aspettarsi più nessuno.

Il racconto stenta un po’ a decollare all’inizio, ma questa fase più lenta è utile per capire lo spirito dei tempi, gli obiettivi dichiarati e non. Serve per entrare nell’ottica di questo “pellegrinaggio” devoto, apocalittico e, più avanti, dai toni decisamente sanguinari. Una volta che il racconto abbandona i lidi italici, il ritmo migliora sensibilmente. Da Costantinopoli in poi si fa incalzante, raggiungendo il picco nel capitolo “Una Santa Lancia?”: la descrizione della battaglia sotto le mura di Antiochia è degna di una trasposizione cinematografica, dai toni dell’epica di grande successo delle prime scene del film Il Gladiatore o, per restare in tema, del film Le Crociate (Kingdom of Heaven, 2005)

Qualche difficoltà è creata dal grande numero di personaggi, principali e secondari, e la conseguente selva di nomi normanni, provenzali, lorenesi, turchi, arabi, bizantini da tenere in mente: Rimondino di Dominuccio, Ademaro di Le Puy, Goffredo di Lorena, Raimondo di Tolosa, Boemondo di Taranto, Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra, Baldovino di Boulogne.

Inzialmente il ritmo lento e i tanti personaggi, spesso dai nomi desueti, possono scoraggiare il lettore. Chi muove la critica che il romanzo ha un ritmo lento si è però fermato ai capitoli iniziali. Tale fase, infatti, permette di memorizzare i personaggi e, nel proseguimeto del racconto, di seguirne gli intrecci.

Un altro piccolo particolare che saltuariamente può spezzare il ritmo di una lettura comunque fluida è la posizione delle “Note” alla fine del volume. Una scelta voluta dall’autore per renderne facoltativo l’utilizzo. Per quanto soggettivo, la nota a piè pagina è di più immediata fruizione, ancorché facoltativa.

A patto di non farsi scoraggiare da un inizio lento (ma utile nel proseguimento), L’avventura di un povero crociato è un libro che sento di consigliare proprio a chi non si avvicina alla Storia. L’autore ha trovato un modo di raccontarla con una miscela di intrattenimento e rispetto dell’analisi scientifica. Il lettore non amante della Storia rischia di appassionarsi e arrivare al termine del libro con la curiosità di conoscere un po’ di più delle Crociate e di quel periodo storico.

Per chi, invece, ama la Storia e non disdegna qualche romanzo di genere, è un libro che consiglio senza alcun indugio, sia per la piacevolezza della lettura sia per la grande quantità di spunti di approfondimento. Un libro che all’ultima pagina vi farà capire che siete solo all’inizio di una passione per un periodo storico controverso, pieno di zone d’ombra e  di ambiguità e, per certi versi, tuttora di attualità.

9 pensieri su “L’avventura di un povero crociato

    1. Oddio! C’ho i superpoteri! C’HO I SUPERPOTERIiiiiii! Sono un SuperEroe del marchetting! 🙂
      Ora sono investito di una responsabilità importante…devo salvare il Mond…ehm se non ti piacerà il libro, odierai la Storia per sempre e sarò io la causa di tutto.
      Un peso enorme anche per un SuperEroe…
      Come recitava una scritta su una T-shirt indossata da un omone superpalestrato ed enorme, tipo il mio collega Hulk:

      “Tutto su ‘ste spallucce”.

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    1. Appare questo commento totalmente opposto alla mia opinione e, in un raro afflato di democrazia, decido di non cassarlo. Sto invecchiando e forse in memoria di aneliti ben più avvezzi alla gioventù (o almeno dovrebbe essere), non cedo al mio web-totalitarismo, dovuto giammai a convinzioni socio-politiche, ma a una più empirica necessità-che-fa-virtù: ‘sto blog lo amministro io, lo scrivo io, me lo leggo per lo più solo io e quindi l’ “assemblea” riunitasi nella mia medesima persona a camere unite e voto palese, ha deliberato per la pubblicazione che sbertuccia cotanto post dai toni entusiasti, perchè l’ospitalità qui è cosa sacra e perchè è benvenuto il commento. Accolgo di buon grado tale opposta e perentoria opinione, a patto che il “dissidente” voglia condividere le motivazioni onde evitare che lo sdegno di tale commento epigrafico non suoni, non come una benvenuta diversa opinione, ma solo una triste ultima frase sulla lapide tombale. In caso di continuato silenzio, il “dissidente” verrà insignito del nefando titolo di “troll”.
      Deus vult!🙂

      Nota per chi non conosce il gergo Internauta: (da Wikipedia)

      “Il Troll, nel gergo di Internet, e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri utenti tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”

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  1. Molto interessantr, tra l’altro non avevo mai pensato al fatto che le crociate le vediamo sempre dal “nostro” punto di vista di perdenti. Sarebbe curioso vedere come le insegnano nel Medio Oriente! D’altronde questo è vero per tutto: la fantastica conquista del Far West non è che un genocidio, i nativi americani dubito che celebri o lo spirito di conquista degli uomini bianchi…

    Bel post, grazie!

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    1. È che siamo abituati così! A sentirla raccontare così. Come nel caso della Seconda Guerra mondiale, gli inglesi e gli americani la hanno vissuta come un’ora di gloria e valore. Così sono abituati a sentirla raccontare. Sta a noi interrompere certe consuetudini.

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    1. È l’unico libro di Cardini che ho letto e ne sono rimasto soddisfatto. Altra lettura interessante, ma di saggio storico, è La Battaglia di Lepanto di Alessandro Barbero. Un volume poderoso ma molto interessante per mettere sotto una luce differente (e più critica) anche il significato così esaltato della vittoria della Cristianità sull’Islam.

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